Cervello e disturbi alimentari

Il centro cerebrale fondamentale per la regolazione delle sensazioni di fame è l’ipotalamo. Le ricerche su animali con lesioni afferenti all’ipotalamo laterale indicano che essi perdono peso e soffrono di inappetenza (Hoebel e Teitelbaum, 1966). I livelli di alcuni ormoni sui quali l’ipotalamo esercita una funzione regolatoria, come il cortisolo, sono anomali nei soggetti con anoressia. Tali anomalie ormonali non causano il disturbo, ma si manifestano in conseguenza del digiuno autoimposto, e i livelli si normalizzano quando l’individuo riacquista peso (Doerr et al., 1980). Inoltre, il decremento ponderale negli animali con lesioni nell’ipotalamo non trova corrispondenza nelle nostre conoscenze sull’anoressia. Questi animali sembra che non abbiano sensazione di appetito e sono indifferenti al cibo, mentre i soggetti con anoressia continuano a digiunare nonostante provino gli stimoli della fame. E ovviamente il modello afferente all’ipotalamo non riesce a spiegare nemmeno la distorsione dell’immagine corporea o la paura d’ingrassare.
Durante una fase di digiuno vengono liberati gli oppiacei endogeni, che sono sostanze prodotte dal corpo in grado di ridurre le sensazioni di dolore. Si ritiene che svolgano un ruolo sia nell’anoressia che nella bulimia. Il digiuno nei soggetti anoressici può aumentare i livelli di oppiacei endogeni, i quali producono uno stato euforico che costituisce un rinforzo positivo. Hardy e Waller hanno avanzato l’ipotesi che la bulimia venga mediata da bassi livelli di oppiacei endogeni che si ritiene promuovano un desiderio irresistibile di cibo. L’ingestione di cibo produce poi uno stato euforico, che a sua volta rafforza la crisi bulimica.
Diversi neurotrasmettitori sono correlati all’ingestione di cibo e alla sensazione di sazietà. Livelli elevati di serotonina promuovono la sensazione di sazietà e la stimolazione del nucleo paraventricolare del talamo mediante noradrenalina stimola l’ingestione di cibo. Diversi studi hanno riscontrato bassi livelli di serotonina nei soggetti bulimici (per es., Jimerson et al., 1992). Infatti spesso risultano efficaci nel trattamento della bulimia farmaci antidepressivi, che producono incrementi nei livelli di serotonina. Alcuni studi hanno evidenziato inoltre la presenza di bassi livelli di noradrenalina nei soggetti sia bulimici che anoressici.
Ci siamo ora soffermati su alcuni studi sui meccanismi cerebrali, ma non possiamo certamente dimenticare il ruolo cruciale che svolgono l’intensa paura d’ingrassare, le percezioni distorte e le abitudini alimentari inappropriate causate da influenze sociali e culturali.